Sudan

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29 settembre è una bella data per inaugurare la stagione sudanese. Grandi le possibilità di divertirsi a Mesharifa con le mante. Alta la probabilità di incontrarle per quanto vicini siamo ancora all’estate… Le più belle immersioni del North nell'itinerario "ONE WAY": Angarosh, Merlo, Abington, Rumi, Sanganeb, Umbria

mercoledì 27 luglio 2011

in gita ad Arcawit.... in cerca di passato




Lasciata Sinkat, la strada asfaltata attraversa un’ampia pianura deserta punteggiata da acacie,





fino a che, inspiegabile e sorprendente, si giunge ad un grande arco. E’ inaspettato e apparentemente senza ragione d’essere. Ci si volge indietro.. nulla, avanti è uguale, poco lontano una capanna con tre anziani in galabia, di quelle galabie colore del tempo, color sabbia e rocce, deserto e sole. Quasi fossero dei guardiani. Con tanto spazio e tanto silenzio è facile fantasticare. La strada come un nastro procede oltre l’arco, sembra di entrare in un acquarello dorato alle tenere luci di un mattino. Quest'arco fa embrare una porta, verrebbe voglia che  potesse aprire su un nuovo mistero, lasciando noi stessi alle nostre spalle.

La strada peggiora e si fa dissestata, forse a causa di piogge torrenziali, fino a che si arriva ad un piccolo villaggio: Arcawit, conosciuto come “la torre delle nuvole” ad una altitudine di 1200m circa sul mare. Arkawitti è circondata da montagne che superano i 2000m. 
Su di una collina, vicino al villaggio, si staglia bianco candido un mausoleo, una tomba, quindi bisogna proseguire a piedi lasciando la macchina. Arriviamo su una ripida caduta e  si apre davanti a noi un vasto affascinante paesaggio di gole e montagne, all’orizzonte un delicato riflesso azzurro fuso di cielo e  mare: sappiamo che in quella direzione c’è Suakin. Un volo di nibbio, uno di capovaccaio,  un silenzio, qualche corvo, siamo più vicini al cielo. Dunque Suakin, Arcawit, la tomba di Osman Digna, non vi sono grandi tracce e segnali di questa storia, ma ugualmente aleggia d’intorno e come pollicino a forza di raccogliere briciole giungiamo allo scrittore Rudyard Kipling e vorremmo saperne di più………....
Troviamo in un suo poema pubblicato nel 1892, dei versi che si riferiscono alla guerra per l’indipendenza del Sudan. La voce di un soldato inglese esprime la sua ammirazione sincera nei confronti dei guerrieri sudanesi:
Abbiamo combattuto con molti uomini attraverso i mari,
E alcuni di loro erano coraggiosi e alcuni no:
Il Paythan e lo Zulu e il birmano;
Ma il Fuzzy è stato il migliore dei tanti.
Non abbiamo mai avuto cambiare una ha'porth di lui:
E' accovacciato nella macchia e ha bloccato i nostri cavalli,
ha diviso le nostre sentinelle fino a Sua kim,
We've fought with many men acrost the seas,
An' some of 'em was brave an' some was not:
The Paythan an' the Zulu an' Burmese;
But the Fuzzy was the finest o' the lot.
We never got a ha'porth's change of 'im:
'E squatted in the scrub an' 'ocked our 'orses,
"Fuzzy-Wuzzy" era il termine usato dai soldati coloniali inglesi durante il xix secolo, lo  usavano con significato spregiativo per sminuire i guerrieri Hadendoa . Questo nome potrebbe derivare da un gioco di parole che si riferisce alla strana capigliatura. Da Gazzy, guerriero, e Fuzzy appunto per i capelli intrecciati e impregnati di burro. Erano armati per lo più di lunghe lance, portavano scudi di pelle di ippopotamo e a volte i fucili a retrocarica che erano riusciti a procurarsi durante gli scontri con gli egiziani.
La poesia sottolinea e loda l’abilità marziale degli Hadendoa, e il loro coraggio.
 Il soprannome, quasi un vezzeggiativo, sembra voler sminuire e rendere meno preoccupante un nemico così feroce e coraggioso.  Giacchè il nome Hadendoa  è composto da haɖa 'leone' e (n) ɖiwa 'clan'. Oppure Haɖai ɖiwa, Hanɖiwa e Haɖaatar (figli della leonessa). Con riferimento piuttosto che alle fattezze del felino, al suo ruggito e alla mancanza di paura.
Muhammad Ahmad , proclamatosi il Madi el Muntazer, “L’atteso”, catalizzatore del popolo sudanese, oppresso da 6 anni di scontento e sofferenze sotto corrotta e dispotica occupazione egiziana, ritiratosi nel Kordofan, nell’ovest del paese, combatteva gli egiziani sostenuto dai Baggara. Invece il cognato Osman Ali, soprannominato Digna per la sua folta barba,  si impegnava, a capo di un esercito di Adandaua a Suakin, Sinkat e Tokar. Due i principali gruppi tribali contro le forze egiziane e britanniche: i Baggara e il Beja.  I Baggara, erano proprietari di bestiame e commerciavano schiavi in Kordofan e nel Darfur in Sudan occidentale. I Beja che abitavano nella zona costiera del Mar Rosso, comprendevano allora, come oggi, le tribù degli Hadendowa, Amarer e Bisharin.
L’abilità marziale dei Fuzzy fece si che essi in diverse battaglie riuscissero a rompere gli schemi di difesa degli inglesi: "poiché hanno rotto la piazza", così si dice nella poesia. Un successo che pochi altri nemici degli inglesi potevano vantare, strategie che gli inglesi stessi ritenevano invincibili.
Osman Digna, il 19 gennaio 1900, venne catturato nei pressi di Tokar, quindi rimase in prigione per 22 due anni, morì novantenne a Rosetta in Egitto. Ora Riposa sotto le nuvole ad Arkawit, di lui si narrano leggende, gli sono state nominate piazze e strade e fa parte dell’orgoglio sudanese. Non è facile  per noi cauagia (stranieri)  riconoscere facilmente dalle fattezze le differenze tra le varie tribù, non sono così distinte e tali da farci riconoscere le tipologie, ma sicuramente possiamo percepire le qualità dal portamento: l’orgoglio e la fierezza sono rimaste uguali. Un nostro marinaio, oggi provetto uomo di mare e pescatore, è un bigia della tribù dei Bisharin.  Abbiamo trascorso tante sere al chiaro di luna sulle spiagge delle Taila e di Mesharifa. I suoi occhi di luminosi come brace e la sua capacità di mimo, hanno sorvolato sul limite della nostra conoscenza del dialetto e dell'arabo, riuscendo a farci seguire perfettamente racconti di viaggi e migrazioni e battaglie, mimando al canto dei bambini le danze tradizionali, mentre una spada immaginaria fendeva l’aria della notte.
La nostra gita si arricchisce  oltre che del piacevole interessante paesaggio, che degli incontri casuali, di un pezzetto di storia, e le galabie bianche con i gilet colorati che ora riusciamo ad individuare come costume Hadendoa, pur semplici e dimesse o povere che siano, hanno un altro significato.


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