Sudan

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29 settembre è una bella data per inaugurare la stagione sudanese. Grandi le possibilità di divertirsi a Mesharifa con le mante. Alta la probabilità di incontrarle per quanto vicini siamo ancora all’estate… Le più belle immersioni del North nell'itinerario "ONE WAY": Angarosh, Merlo, Abington, Rumi, Sanganeb, Umbria

giovedì 7 luglio 2011

I fiori delle barriere tropicali.

Vogliamo parlare dei fiori delle barriere tropicali. Di quanto sia interessante l’infinitamente piccolo, e quanto a volte, arricchendoci di  qualche semplice informazione, possiamo aprirci ad un nuovo orizzonte. Quando un miracolo ci sfiora mentre  vi passiamo accanto senza saperlo, mentre siamo a volte indifferenti. Da questa conoscenza non può che aumentare il fascino di ciò che possiamo ammirare e il nostro senso di rispetto, la protezione e il desiderio di salvaguardare i tesori che ci circondano. Quanto segue è una traduzione da un testo scientifico, abbiamo sorvolato su molti dati tecnici per renderlo più fluido, ma ugualmente interessante.
Per chi volesse approfondire ed entrare in dettaglio, ecco l'indirizzo:  http://www.biologiamarina.eu/Coralli.html

I coralli che comunemente siamo abituati a vedere nelle immersioni dei mari tropicali, appartengono alla classe Antozoa (da ánthos + zôion = fiore + animale). Già l’unione nel termine: animale e fiore ci rimanda a quei colori vivaci ed incredibili che palpitano isolati o in praterie lungo le pareti delle barriere coralline.   I polipi possono essere solitari o coloniali.
 Nel disegno è stilizzata la forma, la corona di petali e la parte centrale, lo stomodeo, lo stomaco, che in questa specie si può contrarre  permettendo al polipo di trattenere le prede catturate. Gli Antozoi si nutrono di molluschi, crostacei, pesci e altri piccoli invertebrati che catturano con i loro tentacoli ricchi di cellule specializzate e urticanti. Le specie di dimensioni modeste invece si nutrono di plancton. Il cibo scende nella cavità gastrica e viene assorbito, quello indigesto invece viene espulso attraverso il disco orale.
Gli OTTOCORALLI o Alcionari, rami colorati e molli così ammirati durante le nostre immersioni, hanno otto tentacoli e otto setti mesenterici, mentre gli ESACORALLI o Zoantari hanno sei setti mesenterici (o multipli di sei) e un gran numero di tentacoli. I setti mesenterici oltre ad aumentare la superficie della cavità gastrica, sono anche la sede di formazione dei gameti.
SPECIE SOLITARIE:  Molte specie vivono solitarie, e vivono in simbiosi: in questo modo traggono vantaggio reciproco. Per esempio è il caso della specie Calliactis parasitica, e del paguro Pagurus oculatus: il paguro utilizza l'attinia come arma difensiva, e l'attinia sfrutta sempre nuovi ambienti grazie alla mobilità del paguro. Alcune attinie allungano attraverso la loro porzione terminale  l'apertura della conchiglia, così il paguro crescendo non ha necessità di cambiare "abitazione".

I pesci  del genere Amphiprion vivono in simbiosi con le attinie Stoichactis e possono rifugiarsi tra i tentacoli urticanti senza subirne gli effetti. Alcune attinie possono anche staccarsi dal substrato e nuotare, agitando energicamente i tentacoli, è il caso di alcune forme di piccole dimensioni come Boloceroides, altre invece come Cerianthus possono scavare sulla sabbia lasciando esposti solamente i tentacoli.
                                           

                                        I REEF CORALLINI
Ma l'aspetto che più affascina è la capacità dei coralli di costruire un massiccio scheletro calcareo, grazie alla possibilità che hanno di secernere proteine fibrose associate a carbonato di calcio. Il meccanismo biochimico che sta alla base della deposizione dello scheletro è complesso è non del tutto chiaro. I cristalli di carbonato di calcio sono situati entro vescicole delle cellule dell'ectoderma, la parte esterna del corallo, quindi vengono espulsi all'esterno dove fungono da nuclei di condensazione per altri cristalli, in modo da permettere la crescita dello scheletro. Il fattore principale che interviene sulla crescita dello scheletro è la luce, ed è sorprendente come il tasso di crescita sia influenzato da variazioni della copertura del cielo, dalla trasparenza delle acque, dalla durata del giorno e ovviamente dalla profondità. Il tasso di crescita può essere anche di 15 volte superiore nelle ore diurne rispetto a quelle notturne, e questo perchè il ruolo delle alghe zooxantelle, è fondamentale. le zooxantelle infatti, attraverso la fotosintesi, contribuiscono alla crescita del corallo aumentando la concentrazione dello ione carbonato a livello dei polipi. Le alghe simbionti aiutano dunque il corallo a crescere.
LE ZOOXANTELLE
Zoantelle e polipi sono una miracolosa industria con capacità di produzione e riciclo. ci colpisce quanto il minuscolo, l’invisibilmente piccolo sia perfetto e quanto ogni
 elemento abbia e condivida il suo equilibrio. Verrebbe da pensare alle pinnate di alcuni subacquei incuranti, a quanto danno si procura appoggiandosi per fare una foto senza scegliere accuratamente lo spazio. viene da pensare quanto in natura si moltiplica e quanto siamo in grado di turbare.
Le zooxantelle che contribuiscono alla crescita dello scheletro corallino, si trovano alloggiate all'interno di ciascuna cellula della parete gastrica dei polipi. Durante il giorno assorbono CO2, fosfati ed ammoniaca, e producono ossigeno, che essendo in eccesso è utilizzato solo in parte dai polipi. Le stesse alghe assumono durante il giorno anche i metaboliti di rifiuto prodotti dal metabolismo dei coralli, utilizzandoli per la fotosintesi e convertendoli in nuova materia organica.
LA RIPRODUZIONE DEGLI ANTOZOI, ovvero “neve a primavera”
Non andiamo molto lontano, sembra una legge tra quelle che ordinano il nostro universo: il fenomeno è regolato dalle fasi lunari, dal ciclo delle maree, dalla temperatura dell’acqua. Siamo in Australia, lungo la barriera corallina e qualche giorno dopo l'ultimo plenilunio di primavera è possibile, per chi ha la fortuna di trovarsi sul posto, ammirare una sorta di "nevicata al contrario" dove milioni di colorati involucri salgono verso la superficie liberando in una sorta di piccola esplosione cellule uovo e spermatozoi, così per pochi giorni all'anno si concentrano in mare una miriade di gameti che il giorno successivo colorano, galleggiando, la superficie del mare. Tale evento sincronizzato interessa praticamente tutta la grande barriera australiana, lungo tutti i 2000 Km del grande reef. Moltissime specie sono ermafrodite, e producono circa sei mesi prima del grande evento i gameti femminili, mentre quelli maschili sono prodotti circa 2 mesi dopo. I ricercatori della James Cook University australiana hanno previsto per molti anni la data esatta dello spawning, che avviene sempre una o due notti dopo il pleilunio, al termine della primavera o all'inizio dell'estate. Il momento esatto dipende fortemente dalla temperatura dell'acqua e quindi occorre "solo" monitorarne l'andamento per prevederne il giorno esatto. Una volta in superficie i sacculi si aprono e fuoriescono i gameti. Spermatozoi e cellule uovo si incontrano grazie a segnali biochimici e danno vita, dopo la fecondazione ad una larva planctonica liberamente natante detta PLANULA. Riprodursi di notte e massivamente ha il vantaggio di limitare la predazione da parte dei pesci planctivori, che hanno per lo più abitudini diurne, e di saziare ben presto altri organismi che si nutrono di plancton garantendo la sopravvivenza di un gran numero di gameti. Inoltre l'alta densità garantisce l'incontro tra gameti femminili e maschili appartenenti alla stessa specie
Un inno alla vita, una generale riproduzione in mare libero e aperto. Riflettiamo quindi nuovamente su quanto tutto ciò è delicato: già le variazioni naturali possono provocare una moria, come una pioggia che potrebbe uccidere l'intera flottiglia di gameti in un solo giorno. Figuriamoci cosa può causare l’inquinamento provocato dall’uomo, come petrolio o veleni rilasciati in superficie. Quanto importante è rendersi conto che dobbiamo trattare con cautela e rispetto anche per ciò che non conosciamo e vediamo, per tutto quel mondo che non può protestare e gridare dolore. Per lasciare a chi ci segue il patrimonio di cui anche inconsapevoli abbiamo goduto...E' capitato anche a noi di riscontrare in Mar Rosso a primavera un'alta percentuale di quella che abbiamo inesattamente chiamato fioritura che intorbidiva l'acqua in modo consistente. Le barriere coralline possono benissimo essere paragonate a delle oasi in mezzo ad un deserto. nel 2001 alcuni ricercatori del'Università di Brema hanno scoperto nelle barriere coralline del Mar Rosso una miriade di nuovi organismi che vivono all'interno delle crepe della barriera e fino ad allora mai catalogati. Si è evidenziato che la superficie disponibile all'interno delle fessurazioni sono molto maggiori rispetto a quelle disponibili all'esterno della barriera. Ancora tanto da scoprire, pare impossibile in questo mondo ci sia ancora del mistero.

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