Sudan

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mercoledì 13 giugno 2012

il porto di Sawakin dal passato al..futuro....Gita a Suakin un giorno di novembre 2012


 Potete leggere una bella cronaca, dettagliata ed esauriente della storia di Sawakin sul sito della Compagnia del mar Rosso:  http://www.mar-rosso.it/pagina_01_128.html.
Risale invece ad ottobre 2011 un articolo di Repubblica viaggi, che dava notizia, quanto mai gradita, di un progetto di ricostruzione della città:
  http://viaggi.repubblica.it/multimedia/il-sudan-rilancia-suakin-antico-crocevia-sul-mar-rosso/30809975/1/1Le vecchie foto in bianco e nero, ci danno il sapore di un passato che in generale non è facile cogliere in Sudan a meno che non ci si rechi a Khartoum o in qualche villaggio del lungo Nilo.




Chi è stato in Sudan conosce l’antico porto e ne ha letto la storia. Ha passeggiato fra le rovine cercando d’immaginare quando, ai tempi d’oro, un crocevia di razze, mercanti e velieri animavano il canale e la rotonda penisola fra eleganti palazzi, masharabiye e portoni in legno pregiato. L’abbandono avvenuto lento e inesorabile, culminato con la realizzazione del porto di P.Sudan, la mancanza di abitanti e quindi di manutenzione, le intemperie, la pioggia e il vento, hanno corroso e sgretolato ogni cosa. Tanto che ultimamente ho sempre sconsigliato ai miei ospiti di recarvisi in gita prima di ripartire per l’Europa, per evitare una cocente delusione. Entusiasmo e fantasia non erano più sufficienti ad illudere e velare quello che era in realtà distruzione completa.
L’ultima volta che sono passata a Sawakin, mi sono soffermata oltre la baia a sud, in modo che la maggiore lontananza possibile fra me e la città disegnasse solo contorni stagliati nel cielo azzurro, così da suggerire ancora qualcosa.
Ecco che la notizia dei restauri ha incoraggiato una positiva aspettativa e, ritornati in Sudan, alla prima occasione ci siamo recati sul posto per vedere i lavori un giorno di Novembre 2012.
Sono rimasta un po’ sorpresa. I restauri non sembrano restauri come si deduceva dalle foto dell’articolo, sembrano piuttosto costruzioni moderne in stile mediterraneo-turco. Questa impressione sembra confermata sia dai lavori di muratura, sia da grandi cartelloni che riportano disegni, piantine e progetti. Sarà necessario aspettare e vedere come verranno ultimati...

La prima reazione è stata di delusione e disillusione. La successiva di consapevolezza: quel mondo antico è definitivamente sparito. Di perdita, poiché siamo educati ad abitare, apprezzare, proteggere ed ammirare il passato e le radici nostre e altrui. Di rassegnazione e sconfitta poiché nulla può fermare il progresso e, evidentemente, interessi economici. Bastava forse non chiamarli restauri, consapevolmente considerando la rovina totale e il recupero quasi impossibili, forse troppo dispendiosi.
Qualcuno, quando ormai Suakin sparirà dalla memoria collettiva, risiederà fra candidi sottoportici, respirando la brezza marina, godendo dei magici giochi di luce e ombre in contrasto con l’azzurro del mare, sognerà contemplando orizzonti, in un impersonale seppur elegante agglomerato di candidi edifici simili del tutto a qualsiasi candido colonnato accanto al mare.
Degli antichi pionieri, degli scopritori degli alisei, degli importatori di merci pregiate dall’India, dei carichi di cotone, dei trafficanti di spezie e schiavi, dei conquistatori turchi ed egizi, dei coraggiosi guerrieri che hanno lottato per l’indipendenza contro gli inglesi, nulla: ogni cosa si è dissolta nel completo nulla.
Si andrà a Suakin, forse, a consumare una bevanda, un tea alla menta o un carcadè, in locali puliti, con il vantaggio di un’aria condizionata funzionante.
Nessuno rimpiangerà la bettola cadente a ridosso delle feluche tirate in secco lambite dalla risacca, dove si mangiava pesce fresco fritto osservando antiche rovine, ascoltando i silenzi assolati, il gracchiare dei corvi e i richiami dei nibbi: la sola voce di tutti i fantasmi.



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