Per la prima volta degli scienziati vengono
impiegati nelle acque sudanesi per un progetto di studio e conservazione. Parliamo
delle mante, delle lagune di Mesharifa, della grande baia di Dungonab: notizie
e scoperte e progetti di questi ultimi mesi 2012-2013.
Manta,
dallo spagnolo “mantilla”, mantello, manto, un nome che delinea perfettamente
questi affascinanti animali marini che sembrano volare in solitarie e
celesti altitudini o danzare come eleganti "mantillas" sollevate da
invisibili ballerine. Impossibile non restare rapiti e ricordare come
indimenticabile, una nuotata con maschera e pinne insieme alle “ mante
giganti”. Tra settembre e novembre, a fine maggio e giugno, nelle lagune di
Mesharifa, in Sudan, è stato un appuntamento ricorrente, tanto da poterlo
promettere negli itinerari delle crociere.
P.Sudan: relazione del progetto di Nigel Hussey |
Durante i prossimi 4 anni verranno raccolti dati sul movimento e le abitudini delle mante e degli squali, al fine di sviluppare un piano di conservazione delle specie e la definizione di aree protette.
Ma
facciamo un passo indietro e citiamo un interessante articolo dedicato ad
Andrea Marshal, una studiosa e un punto di riferimento in questo campo. Andrea è stata la prima scienziata al mondo a completare un
dottorato di ricerca sulle mante.
Dopo aver completato la sua tesi nel 2008, Andrea è rimasta in Mozambico per guidare i progetti di conservazione di
questa specie lungo la costa a distanza. Assieme ad altri membri della sua squadra, ha fondato “Megafauna Foundation”. E’ un esempio di impegno come biologo della conservazione,
un programma che porta avanti tutt’oggi. La Marshall, nel maggio del 2007 a Lombok, in Indonesia, un’isola attigua a
Bali dove le mante vengono pescate in gran numero a scopo commerciale, aveva
avuto la possibilità di studiarle al mercato prelevando campioni di pelle,
misurando le pinne ventrali. Gli antenati delle mante erano dotati di un aculeo
caudale velenoso, come quello che attualmente alcune specie di razze ancora
posseggono. Questo aculeo, nel corso dell’evoluzione, sarebbe regredito fino a
scomparire. La Marshall lo aveva potuto constatare nelle mante Alfredi.
Distaccata la pelle alla base della coda, trovò sotto i tessuti della manta
sezionata una punta di pochi millimetri: un aculeo in miniatura. Una scoperta
veramente importante poiché, oltre alle differenze comportamentali già
osservate tra le due specie di mante individuate, la Birostris, migratoria, e
la manta Alfredi, stanziale, trovò la prova valida al 100% della loro
differenza. In seguito, grazie a dei trasmettitori applicati a due mante,
Andrea poté verificare che una manta aveva raggiunto il Mozambico e poi il Sud
di Durban in Sud Africa. Percorrendo in 60 giorni ben 1.100 km.
Steven posiziona un ricevitore acustico sul fondale |
Rimaniamo
decisamente colpiti da queste notizie, soprattutto perché il fascino di questi
grandi aquiloni marini è accresciuto dal
mistero che circonda tuttora le “nostre mante di Mesharifa”: non conosciamo
molto le loro abitudini, i particolari delle loro migrazioni. Sappiamo che il
colore della schiena e le macchie del ventre di ogni manta sono unici, quasi
una carta di identità, per questo, con l'aiuto di fotografie, possono essere ben censite.
Sappiamo che raggiungono la maturità sessuale a 5 anni, che la gestazione
dura un anno circa, che il nascituro,
singolo, raramente in numero di due, già
alla nascita ha una apertura alare di 1,5 metri e il peso di 11kg, misure che
raddoppiano velocemente in un solo anno di vita…..
Oggi, 24
febbraio, durante un incontro con Nigel e Steven a P.Sudan, veniamo messi
al corrente di fatti molto stimolanti. Sembra che le mante abbiano trovato a
Mesharifa, nella baia di Dungonab, una situazione ideale per la loro vita e il
loro sviluppo. Sembra che siano presenti contemporaneamente ambedue: la
Rongirostris o manta gigante e l’Alfredi. La presenza di entrambi i tipi è già di per sé
eccezionale. Sono stati raccolti campioni di DNA che verranno confrontati con
quelli selezionati da altri scienziati attualmente presenti in Sud Africa.
Sembra addirittura che le Rongirostris e le Alfredi si siano accoppiate fra di
loro, a quanto pare ad una analisi della colorazione e dei mantelli. C’è da
chiedersi in questo caso, quali abitudini avranno questi ibridi: migratorie o
sedentarie? E’ possibile che le Rongirostris abbiano rinunciato alla
migrazione? I dati raccolti non sono sufficienti a confermare queste ipotesi o
a rispondere ai nostri interrogativi, neppure a stabilire le migrazioni, le
distanze percorse e le eventuali aree raggiunte, ma senz’altro si apre una
pagina appassionante per questo paradiso marino sudanese. E’ un’emozione
riscontrare che è rimasto ancora qualcosa da scoprire in un mondo che si sta
facendo sempre più piccolo e soprattutto con tante specie in pericolo.
Il fatto
che questi studi stiano attirando l’attenzione internazionale, ci fa sperare in
un futuro di sicura protezione per queste creature. E’ un conforto pensare
che in Sudan ci si sta muovendo per tempo: sappiamo che si tratta di una specie
delicata, indifesa e a rischio di estinzione. Pacifica e confidente (non è difficile avvicinarle e nuotare insieme), nuota spesso in
superficie lungo la costa, lungo le barriere coralline, nelle lagune e per
questo viene anche facilmente pescata specialmente nei mari orientali dove si è
passati da una pesca di sussistenza ad una pesca decisamente commerciale. Si
usano infatti diverse parti del corpo, tra cui le branchie, come ingredienti di
alcuni medicinali.
Siamo stati
spettatori inconsapevoli per molti anni di questo patrimonio, abbiamo
goduto ampiamente delle loro presenze, accontentandoci di informazioni ricavate
dall’esperienza, dalla frequentazione delle lagune, dalle notizie raccolte dai
pescatori: ora le ricerche arricchiscono il nostro patrimonio e ci sentiamo
ancor più partecipi di questo Sudan marino e delle sue sorprese. Restiamo in
attesa di riscontri, conferme e novità, augurandoci il pieno successo del
progetto al quale in parte possiamo contribuire tutti, ospiti delle crociere
compresi, raccogliendo informazioni, fotografie, segnalando avvistamenti che,
consegnati ai biologi, possono senz’altro essere utili e di completamento agli
studi e alla ricerca.
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